Il CCNL dell’area Istruzione e Ricerca per il triennio 2019/2021 è lo strumento per adeguare il riconoscimento retributivo dei dirigenti della scuola completando il processo di equiparazione ai colleghi della stessa area e per dotare questa figura apicale delle prerogative necessarie per una efficace gestione
Roma, 8 settembre 2021. Si è svolto oggi il confronto delle confederazioni sindacali e dei sindacati di categoria col Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, sull’Atto di indirizzo all’ARAN per il rinnovo del CCNL dell’area Istruzione e Ricerca 2019-2021 al quale hanno preso parte le delegazioni di CIDA e ANP. “Se la scuola deve essere al centro del Paese, così come abbiamo convenuto nel siglare il Patto lo scorso 20 mag-gio 2021, è evidente che le figure apicali della scuola debbano avere un riconoscimento economico adeguato alle responsabilità e ai compiti assunti, completando il processo di equiparazione alla dirigenza della stessa area” ha sostenuto la Vicepresidente CIDA Licia Cianfriglia. “Il CCNL per il triennio 2019/2021 è lo strumento per realizzare questo obiettivo e anche per individuare istituti contrattuali tali da fornire ai dirigenti le prerogative e gli strumenti necessari per gestire efficacemente le scuole”. Cianfriglia ha ricordato che CIDA non ha siglato presso l’ARAN lo scorso 3 agosto il CCNQ per la definizione dei comparti e delle aree di contrattazione collettiva nazionale 2019/2021 per il mancato accoglimento della proposta CIDA di prevedere all’interno delle aree dirigenziali, in separate sezioni, la disciplina contrattuale delle alte professionalità (per la scuola Dsga e docenti con funzioni organizzative). Cianfriglia ha poi illustrato le altre questioni rilevanti, già segnalate nell’interlocuzione col Ministro Brunetta: l’estensione a tutti i comparti e aree di contrattazione del beneficio dell’assistenza sanitaria integrativa, attraverso una polizza integrativa sanitaria per tutto il personale pubblico; la previdenza complementare; la formazione dei dirigenti da realizzarsi mediante riorganizzazione della SNA e del FORMEZ; la detassazione della retribuzione accessoria, così da incidere positivamente sia pure in modo indiretto sulla retribuzione complessiva. E poi, ancora, la valutazione, tramite una riorganizzazione complessiva del sistema che leghi effettivamente gli aumenti retributivi al merito e che sia svincolata dall’autoreferenzialità delle singole amministrazioni; la riforma del sistema degli incarichi dirigenziali triennali a tempo determinato, in modo che sia sottratta all’arbitrio della politica e finalizzata alla scelta dei meritevoli; la regolazione dello smartworking nella PA e dunque anche nella scuola.
Secondo il Presidente ANP Antonello Giannelli, che è intervenuto a nome dell’organizzazione maggiormente rappresentativa della dirigenza scolastica, il CCNL è funzionale alla valorizzazione dei dirigenti delle scuole anche per quello che hanno fatto durante l’emergenza; essi hanno un ruolo strategico per la gestione delle scuole, per il futuro del paese e, nell’immediato futuro, è necessario cogliere le occasioni offerte dal PNRR. Per farlo, però, è necessario rimuovere gli ostacoli esistenti nel vigente, ma ormai anacronistico, disegno della governance, risalente alle norme del 1974. “Il primo intervento che chiediamo – ha affermato Giannelli – anche se estraneo al CCNL, riguarda l’armonizzazione della retribuzione di posizione, parte variabile, mediante un provvedimento legislativo. Serve inoltre un deciso intervento legislativo sulla mobilità interregionale per i neo-dirigenti”.
Di seguito i contenuti per ANP imprescindibili: 1) revisione della disciplina degli incarichi aggiuntivi, troppo spesso causa di confusione e iniquità. Particolare attenzione meritano gli incarichi non previsti nel 2006, come ad es. quello di direzione dei corsi di formazione organizzati dalle scuole polo per la formazione che potrebbero essere espressamente inseriti nell’art. 19 c. 1, trattandosi di incarichi di fatto necessari per lo svolgimento delle attività scolastiche; 2) il potere di delega: chiediamo di precisare che la delega è il normale strumento di organizzazione degli uffici, facendo emergere il discrimine netto tra l’ambito pubblicistico, in cui le competenze delegabili sono quelle espressamente previste dalla legge, e l’ambito privatistico in cui possono delegarsi tutte quelle per cui non sussiste espresso divieto di delega; 3) formazione e spese (l’Amministrazione deve riconoscere con contributo le attività di formazione svolte dai dirigenti); 4) ferie: tempi troppo ristretti per fruire di quelle pregresse non godute, necessità di allungare il periodo di fruizione. “La dirigenza va valorizzata per quello che ha fatto e, soprattutto, per quello che può fare” ha concluso Giannelli.
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