Roma, 12 aprile 2021. Rivedere l’IRPEF attenuandone l’eccessiva progressività, ridurre la tassazione delle imprese in ragione dell’occupazione, estendere le agevolazioni fiscali relative alla parte variabile della retribuzione, razionalizzare la spesa assistenziale, potenziare la lotta all’evasione fiscale: sono queste le linee di intervento per la riforma del fisco, proposte da CIDA, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, in un documento consegnato alle Commissioni finanze della Camera e del Senato, nell’ambito di un’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e altri aspetti del sistema tributario.
La riforma della fiscalità, delle aliquote e degli scaglioni Irpef, questa la ‘filosofia’ a monte delle proposte CIDA, deve andare nel segno della semplificazione e della giusta progressività, per rendere il sistema più efficiente, equo e coerente con i principi di solidarietà e uguaglianza. In questo senso, per tutti, ma soprattutto per chi già paga tanto e troppo, oltre a non andare oltre una soglia eccessiva, serve dare messaggi sul fronte della riduzione della spesa e del recupero dell’evasione e prevedere di reperire eventuali ulteriori risorse non sul lavoro, ma su altri redditi.
Negli ultimi anni la pressione fiscale si è accresciuta notevolmente soprattutto sulle fasce di reddito medio-alte, nel periodo che va dal 2008 al 2019 il prelievo (Irpef + addizionali regionali e locali) è aumentato per i dirigenti e per i quadri rispettivamente del 2,3 e 2,5%, ed è diminuito per gli impiegati e gli operai rispettivamente del 20,7 e 48%. L’incidenza di Irpef e addizionali sulla retribuzione imponibile, cioè l’aliquota media, è salita dal 2008 al 2019 dal 38% al 38,9% per i dirigenti, dal 32,2% al 33% per i quadri, mentre è scesa dal 20,9% al 16,6% per gli impiegati e dal 15,7% all’8,2% per gli operai.
“Obiettivo del legislatore deve essere quello, in primis, di tutelare le categorie meno abbienti – ha spiegato Mario Mantovani, presidente di CIDA – ma senza colpire i redditi da lavoro medio-alti, già tartassati. È del tutto evidente che occorre innescare una vera e strutturale crescita dell’economia, senza la quale i redditi resteranno fermi o, addirittura, scenderanno e ogni anno si ripresenterà il problema di una spesa pubblica difficilmente sostenibile e di una pressione fiscale elevata e concentrata su pochi cittadini, con il rischio di compromettere la tenuta complessiva del welfare state. Una struttura della tassazione sui redditi delle persone fisiche attualmente sbilanciata (già piatta e prossima allo zero per un’ampia fascia di cittadini e poi rapidamente crescente per una quota molto ridotta di contribuenti) non consente di alimentare aspettative di politiche fiscali espansive, senza mettere a rischio il già precario equilibrio di bilancio. Le proposte che CIDA ha presentato al Parlamento vanno proprio nella direzione di impostare una riforma del fisco organica e strutturale superando la nociva prassi dei provvedimenti-tampone. C’è poi l’ambizione di voler restituire alla politica fiscale il ruolo di strumento destinato a sostenere il mercato, incentivando la crescita e correggendo le diseguaglianze, invece di usarlo soltanto come fonte di prelievo e alimentazione di una spesa pubblica non sempre produttiva”, ha concluso Mantovani.
CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO (sindacato dei medici), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia), FENDA (agricoltura e ambiente), Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob (dirigenza Consob), Sumai Assoprof (Sindacato Medici ambulatoriali).
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