Roma, 27 settembre 2021. “L’incontro odierno a Palazzo Chigi deve rappresentare un momento di cesura con il passato: dalla fase emergenziale a quella della programmazione degli interventi finalizzati agli obiettivi del Pnrr, con attenzione particolare alle riforme; dagli incontri occasionali del Governo con le parti sociali, ad una visione concertativa del dialogo con i corpi intermedi rappresentativi per condividere la ‘visione’ di un Paese post-pandemia, proiettato verso crescita e sviluppo. Questa è la premessa per costruire quel ‘patto per l’Italia’ di cui si è parlato all’assemblea di Confindustria”. Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di CIDA, la confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità, intervenendo sull’incontro Governo-Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi.
“Gli incontri fra Governo e parti sociali devono uscire dalle solite liturgie e concentrarsi sulle cose da fare: le riforme che attendono da anni, l’utilizzo delle risorse del Next generation EU. Certamente, se la proposta del ‘patto per l’Italia’ si basa sul lavoro, è evidente che deve essere coinvolto il mondo manageriale, portatore di un modello culturale basato su merito e competenza e di proposte elaborate da chi ha profonda conoscenza del mondo della produzione – ha aggiunto Mantovani.
CIDA ha un dialogo costante con le istituzioni e ha presentato le proprie proposte nelle opportune sedi parlamentari. Sugli ammortizzatori sociali, ad esempio, ha chiaramente indicato come la rete protettiva predisposta dal legislatore, deve necessariamente comprendere anche quadri e dirigenti, colpiti anch’essi da riduzioni di personale o da procedure di licenziamento. Rispetto alle misure adottate, facciamo notare la particolarità di non aver introdotto un unico ammortizzatore sociale, come era stato richiesto da molti. La numerosità delle norme, circolari e regolamenti ha reso difficile alle aziende farne richiesta.
Inoltre, la riforma del sistema degli ammortizzatori sociali deve andare in parallelo con la riforma delle politiche attive del lavoro e con la revisione del sistema dei servizi per il lavoro, normalmente composto dal binomio pubblico-privato, che oggi soffre della presenza di venti sistemi regionali di governance delle politiche per il lavoro diversi, con evidenti difficoltà di indirizzo da parte dello Stato. Ecco perché auspichiamo che venga riassegnata allo Stato la competenza su lavoro, sanità e formazione”.
“Sul cosiddetto smart working, ne abbiamo denunciato in tempi non sospetti, le incertezze e le ambiguità. Per CIDA il lavoro agile è uno strumento che attiene alle policy aziendali e che deve servire al miglioramento, all’innovazione e all’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali e che riguarda tutti i lavoratori, maschi e femmine, single o sposati. Non deve diventare quindi una forma di segregazione di categorie di lavoratori”.
“Per quanto riguarda la questione del ‘green pass’, abbiamo fin da subito manifestato la nostra posizione favorevole ad un suo utilizzo nei luoghi di lavoro, purché inserito in un contesto di regole certe, coerenti con la campagna vaccinale e con l’obiettivo di dare concretezza al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Il dibattito sul ‘salario minimo’ dovrebbe essere inserito in un discorso più articolato, che riguarda la contrattazione collettiva, ma con una necessaria premessa: in Italia il livello dei salari è mediamente basso, con relativa perdita di potere d’acquisto rispetto ai nostri partner europei. E’ certamente un problema di produttività, ma va anche affrontato in chiave di rinnovi contrattuali”.
“Se poi si vogliono affrontare temi più generali, che presumibilmente troveranno posto nella legge di bilancio, come quello delle pensioni, per CIDA l’obiettivo è consentire una flessibilità in uscita ‘stabile’, ovvero che dia certezze a chi deve andare in pensione nel medio lungo periodo, ‘razionale’ ovvero siano previste penalizzazioni in caso di anticipo ma senza che siano intese come punitive e ‘sostenibile’ ovvero possa essere mantenuta non solo per una ristretta parte di beneficiari ma, mantenendo il sistema in equilibrio, sia utilizzabile anche dalle future generazioni”, ha concluso Mantovani.
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