Milano, 31 marzo 2021. Il ruolo del manager è più che mai centrale per trasformare la pandemia in un’occasione di crescita e sviluppo e per sfruttare tutte le potenzialità del Pnrr: il decisore politico deve essere consapevole che senza le necessarie competenze, capacità e professionalità, il declino del nostro Paese rischia di essere inarrestabile e innescare una situazione all’’Argentina’. E’ l’allarme lanciato dal webinar “L’Italia non è un Paese per manager”, organizzato da Franco Del Vecchio, Segretario di Cida Lombardia (sede territoriale della confederazione dei dirigenti pubblici e privati e delle alte professionalità) e dalla rivista ‘Dirigenti Industria’, per presentare e commentare l’ultimo libro di Roger Abravanel: ‘Aristocrazia 2.0 – Una nuova élite per salvare l’Italia’.
Forte della sua esperienza 40ennale maturata nel mondo della consulenza manageriale e aziendale, Abravanel non fa sconti a nessuno e disegna un sentiero stretto e arduo per la classe dirigente del Paese. “Senza le università di eccellenza presenti all’estero ma non in Italia, dove vi sono poche aziende di grandi dimensioni, non sostituibili da una miriade di piccole e micro-imprese spesso di natura ‘familistica’ e in attesa della riforma di una giustizia spesso autoreferenziale e che, di fatto, paralizza l’attività della pubblica amministrazione – ha detto Abravanel – l’Italia non uscirà dalla recessione post-Covid, rischiando di vanificare le risorse contenute nel Recovery Fund. Le vere competenze manageriali, le capacità personali e professionali di chi si è impegnato nello studio e nel lavoro devono emergere e affermarsi come leadership. E’ un momento storico cruciale, in cui lo Stato deve avere un ruolo di stimolo e di regolatore, ma senza assumere atteggiamenti nostalgici di uno statalismo di ritorno. Occorre attrarre capitali privati, incentivare i fondi di private equity e non aver paura della selezione dei migliori, dei più capaci e meritevoli. E’ questo il compito della ‘Aristocrazia 2.0’: traghettare il Paese fuori dalle secche della recessione, del sottosviluppo e dell’immobilismo, per arrivare a quella ‘economia della conoscenza’ che possa garantire un futuro ai nostri giovani. Ai manager, ai dirigenti privati e a quelli pubblici spetta questo compito, con ambizione, responsabilità e una grande motivazione”.
Per Mario Mantovani, presidente di Cida, “i manager si sono già distinti, hanno già scelto di essere protagonisti del cambiamento. Basti pensare alle osservazioni avanzate, in tutte le sedi istituzionali e nei confronti con il precedente e attuale Governo, al Piano di ripresa e resilienza nazionale. Abbiamo avvertito del rischio che le ingenti risorse messe a disposizione dall’Ue potessero essere disperse in mille rivoli, ed abbiamo suggerito che lo Stato e i privati abbiano ruoli distinti e ben regolati. Per questo ci siamo assunti la responsabilità di indicare pochi obiettivi sui quali concentrarsi, definendo regole di ‘ingaggio’ che privilegiassero competenza e capacità. Intendiamo collaborare con le istituzioni, a tutti i livelli, per dare ‘testa e gambe’ al Pnrr e questo sia come singoli manager, abituati a lavorare per trovare soluzioni ai problemi, sia come associazione di categoria che si fa portavoce di un pezzo importante della leadership del Paese. Proprio quella ‘Aristrocrazia 2.0’ cui si riferisce Abranavel”, ha concluso Mantovani.
“Accanto a una nuova ‘aristocrazia’ del talento e dell’istruzione, non dobbiamo dimenticare il valore delle competenze, necessarie anch’esse per un’economia della conoscenza – commenta Bruno Villani, Presidente di ALDAI-Federmanager. Oggi possiamo dire di essere a un punto cruciale nel plasmare il futuro del nostro sistema economico, sociale e sanitario. Tocca a noi manager, veri attuatori e portatori di innovazione e cambiamento, far leva sulle nostre competenze, valori, tempo ed energie mettendoli a servizio delle imprese e del sistema Paese per una ripresa che sia veloce, inclusiva e sostenibile e, con visione strategica, tracciare la strada verso obiettivi di lungo termine.”
A portare il confronto con Abravanel sul piano internazionale è Paolo Scarpa, presidente di Manageritalia Lombardia, che ha citato il caso di Israele, come esempio di eccellenze in campo universitario e di ricerca tecnologica. “E’ un vero ecosistema, in cui lo Stato spinge sull’innovazione e seleziona i più bravi”, ha convenuto Abravanel.
Licia Cianfriglia, vicepresidente di Cida, si è fatta portavoce dei problemi e delle istanze della dirigenza pubblica, cui l’autore del libro riconosce capacità e spirito di servizio. Per Cianfriglia occorre facilitare l’ingresso di nuove competenze nella P.a. attraverso ‘corsie preferenziali’ per dotarla delle risorse umane che consentano alla macchina burocratica statale di lavorare per attuare il Pnrr, evitando il rischio di rallentarlo e depotenziarlo”.
Infine, sono intervenuti i segretari di Cida Toscana, Calabria e Sicilia, che hanno testimoniato il lavoro dei manager e delle associazioni di rappresentanza, per un impegno comune contro la crisi economica e sociale provocata dalla pandemia.
CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO (sindacato dei medici), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia), FENDA (agricoltura e ambiente), Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob CIDA (dirigenza Consob), SUMAI-Assoprof (medici ambulatoriali).
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