Roma, 25 settembre 2020. “Lo smart working è una forma di lavoro con grandi potenzialità, in grado di aumentare la produttività se gestito correttamente: occorre però trasformarlo da strumento di emergenza a una metodologia messa a regime e inserita in un ambito contrattuale”. Lo ha detto Mario Mantovani, presidente di CIDA, la Confederazione dei dirigenti e delle alte professionalità, durate un’audizione presso il ministero del Lavoro.
“Occorre spingere lo sguardo oltre l’emergenza per cogliere le opportunità delle trasformazioni in atto e per guidarne consapevolmente i processi, per ‘ripensare’ il lavoro nell’ottica dell’innovazione digitale. E’ necessaria una disamina dei profili organizzativi, contrattuali, culturali, per approfondire il tema dello smart working valutandone l’impatto sulle persone e sulle organizzazioni e delineando le conseguenti modifiche dei paradigmi tradizionali della concezione del lavoro.
“Certamente per mettere a regime le modalità del lavoro a distanza, occorre ripensare gli stessi modelli dell’organizzazione del lavoro, integrare gli strumenti tecnologici, impartire corrette regole di comunicazione e di ingaggio per evitare che il nuovo strumento diventi dispersivo o, peggio, coercitivo nei confronti del lavoratore. Ecco perché la problematica va discussa fra Governo, imprese e parti sociali per tutelare adeguatamente i diritti dei lavoratori. Non a caso si parla di un ‘diritto alla disconnessione’. Occorre un grande sforzo – ha ribadito Mantovani – per riorganizzare e gestire gli spazi negli ambienti domestici, migliorare e implementare i servizi a sostegno della famiglia, adeguare contratti di lavoro e modelli organizzativi, colmare il gap infrastrutturale digitale, investire massicciamente sulla formazione”.
“Indubbiamente molti dei problemi riscontrati durante l’esperienza emergenziale, sono da attribuire al ritardo con cui le imprese, e in particolare la Pubblica Amministrazione, hanno affrontato la problematica del lavoro a distanza, declinata negli anni, prima come telelavoro, poi lavoro agile e, infine, smart working. Ma ora i ritardi non sono più tollerabili: va detto chiaramente che indietro non si torna: la scrivania, l’ufficio, il cartellino, faranno parte del passato. E’ compito dei dirigenti progettare e gestire modelli organizzativi nuovi, basati sugli obiettivi, sui risultati e non sui ‘compiti’ impartiti quotidianamente.
“L’esperienza di questi mesi va sfruttata per dare una veste contrattuale moderna ed efficiente allo smart working, per risolvere alcuni dei problemi emersi: l’inadeguatezza delle infrastrutture digitali, la contraddizione di operare da remoto con strumenti personali del lavoratore e, corollario di entrambi, i rischi di sicurezza informatica per le aziende, cresciuti esponenzialmente durante l’emergenza del Coronavirus”, ha concluso Mantovani.
CIDA è la Confederazione sindacale che rappresenta unitariamente a livello istituzionale dirigenti, quadri e alte professionalità del pubblico e del privato. Le Federazioni aderenti a CIDA sono: Federmanager (industria), Manageritalia (commercio e terziario), FP-CIDA (funzione pubblica), CIMO (sindacato dei medici), Sindirettivo (dirigenza Banca d’Italia), FENDA (agricoltura e ambiente), FNSA (sceneggiatori e autori), Federazione 3° Settore CIDA, FIDIA (assicurazioni), SAUR (Università e ricerca), Sindirettivo Consob (dirigenza Consob), Sumai Assoprof (Sindacato Medici ambulatoriali)